Gli stress abiotici sono fenomeni ambientali che vanno a creare delle situazioni di stress per le piante, andando ad impattare negativamente sul loro metabolismo e modificando temporaneamente o in maniera continuativa la normale vita vegetativa dell’organismo. A seconda della tipologia di pianta, questi stress possono andare a ridurre la media della produttività della pianta in maniera consistente, fino a picchi di circa l’85%. A differenza degli stress biotici, che sono causati da altri organismi viventi (i cosiddetti “fito-patogeni”, quali funghi, batteri, virus, insetti, piante infestanti e animali terricoli), gli stress abiotici sono indotti da carenze o eccessi di alcuni fattori di natura ambientale.

Che tipologia di fattori ambientali?

In condizioni estreme, sia di carenza che di eccessiva abbondanza, tutti i fattori ambientali possono essere pericolosi: si fa riferimento quindi, ad esempio, a temperature, disponibilità di elementi nutritivi, luce, grandine e salinità. È molto probabile che lo stress abiotico faccia poi da apripista ad uno stress biotico: lo stress abiotico, andando a penalizzare il benessere delle piante, rende quest’ultime maggiormente e più facilmente esposte all’attacco di una fonte di stress biotico.

Come si combattono?

È innanzitutto molto importante andare a limitare quelli che sono gli effetti causati dagli stress abiotici in modo da non favorire la comparsa di quelli biotici. Gli agricoltori possono adottare alcune tecniche agronomiche per aiutare le piante ad affrontare gli stress abiotici come l’irrigazione mirata, la pratica della rotazione delle colture, la messa a dimora di siepi o barriere per proteggere le piante dal vento.

Inoltre, gli studi portati avanti dalla fisiologia e dalla biochimica hanno dimostrato come le piante si predispongano a rispondere a questi stress adattandosi alla nuova situazione, tramite la modifica delle loro caratteristiche morfologiche e fisiologiche (come ad esempio producendo radici più profonde per cercare l’acqua sotterranea, o chiudendo i loro stomi per ridurre la perdita d’acqua): l’obiettivo è quindi quello di amplificare quei meccanismi che le piante mettono in atto, andando a rispondere alle carenze o agli eccessi sopra citati.

I biostimolanti servono a questo: sono prodotti il cui scopo è quello di stimolare specifiche fasi del metabolismo delle piante con l’obiettivo di farle rispondere al meglio quando insorge un determinato fattore limitante. Questi apportano il proprio contributo fin dalla fase di germinazione; contengono infatti specifiche sostanze e/o microrganismi capaci di favorire e proteggere lo sviluppo delle piante durante l’intero ciclo di vita della coltura.

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